Il mancato adempimento in questione ha riguardato
ben due milioni di contribuenti, quindi si tratta di un fenomeno più diffuso di quanto si possa pensare. La multa in versione mini ammonta a 129 euro, ma doveva essere versata entro lo scorso 4 ottobre, in modo da non rischiare penalità più severe (si arriva fino a 2.065 euro di importo). I termini sono però cambiati, ma non bisogna perdere tempo e guardare il mese di aprile come un periodo lontano; tra l’altro, la chiusura delle partite Iva inattive è piuttosto semplice da realizzare, dato che è sufficiente versare i già citati 129 euro attraverso il consueto modello F24, facendo attenzione a utilizzare l’apposito codice tributo che è stato messo a disposizione dalla nostra amministrazione finanziaria (8110), la cui denominazione è più efficace di qualsiasi altra spiegazione (“sanzione per l’omessa presentazione della dichiarazione di cessazione attività”).
Altri elementi utili da indicare nel documento fiscale in questione sono senza dubbio i dati anagrafici e il codice fiscale del soggetto coinvolto, oltre ovviamente al numero di partita Iva inattiva e l’anno in cui la cessazione stessa è avvenuta. Infine, questo adempimento non comporta come conseguenza la compensazione con altri crediti d’imposta eventuali.
fonte:fiscaleweb
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